Nella giornata di ieri AGCOM ha dato il suo contributo positivo sulla controversa questione del 5G e del modo in cui questo si rifletterebbe sulla salute della popolazione
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“Il 5G comporta rischi per la salute?” Questa è, probabilmente, una delle domande principali che ruota intorno alla questione dello sviluppo della rete 5G e forse, a ben guardare, è la domanda principale, dal momento che ha richiesto la risposta di diversi esperti del settore.
I pareri, come sempre accade all’interno della comunità scientifica, sono ancora discordanti, complice probabilmente la penuria di dati empirici a disposizione e la nascita recentissima della stessa tecnologia 5G. Ciò a dire: siamo davanti a qualcosa di nuovo e, come tale, deve ancora essere studiato nella sua interezza e, soprattutto, nella pratica quotidiana e gli effetti che questa produce sulla popolazione, non solo in termini di utilizzo, ma anche e soprattutto di salute.
E così, se da una parte leggiamo di città come San Lazzaro (Bologna) e Marsaglia (Cuneo) che emanano vere ordinanze di sospensione nei confronti dell’installazione delle antenne 5G o di Codacons che chiede la sospensione della sperimentazione del 5G, dall’altra troviamo esperti, medici, ingegneri e colossi della comunicazione come AGCOM che, al contrario, promuovono lo sviluppo tecnologico e assicurano che le antenne 5G non rappresentano alcun problema per la salute esattamente come le antenne 3G e 4G prima di loro.
-> Leggi anche: 5G rischioso per la salute? Più antenne per diminuire le emissioni. L’intervista di Nicola Blefari Melazzi
Il contributo di AGCOM sulla questione salute e 5G arriva ieri e arriva dal presidente dell’agenzia in persona, Angelo Marcello Cardani, il quale ha presenziato all’indagine conoscitiva della Commissione Trasporti della Camera, indagine incentrata sullo studio dei big data e sulla transizione verso le reti 5G. Cardani ha precisato che “sembra rientrata la preoccupazione iniziale degli effetti ambientali e sanitari del 5G, tecnologia che tra l’altro espone a un inquinamento elettromagnetico molto inferiore rispetto al 2G/3G/4G”.
Buone notizie, quindi, che forse rassereneranno gli animi più preoccupati.
Il presidente di AGCOM non mette in dubbio la legittimità delle preoccupazioni legate alle emissioni elettromagnetiche e all’inquinamento che queste contribuiscono a creare, ma sottolinea che queste vanno considerate all’interno di un range di valori ben precisi e che, in Italia, i limiti dell’inquinamento sono assolutamente sotto controllo e, di conseguenza, non comportano danni sostanziali per la salute della popolazione.
Cardani prosegue poi bacchettando la legislazione vigente in materia di 5G: i limiti legati all’inquinamento elettromagnetico, sostiene, non solo sono molto più restrittivi rispetto a quelli degli altri Paesi europei (senza che vi sia alcun fondamento scientifico a supportarne la necessità, peraltro), ma hanno anche il demerito di rallentare l’espansione e lo sviluppo del 5G sull’intero territorio nazionale.
Attualmente, tuttavia, sono già state inaugurate le prime reti in 5G che operano sotto gestori quali Tim e Vodafone, le quali verranno certamente seguite a ruota da Wind Tre (a riprova della recente alleanza con Fastweb) e iliad.
È ancora presto per tirare le somme e trarre le conclusioni; il 5G, al momento, è qualcosa che a molti di noi appare come lontano, bisognoso di tempo per migliorarsi, affermarsi ed entrare nell’esperienza d’uso quotidiano della popolazione, ma i primi passi dei colossi della telefonia italiana uniti alle opinioni positive di esperti del settore non possono che lasciare ben sperare.