Dopo una pausa iniziata nel 2019, Nick Read, CEO di Vodafone, ha dichiarato lo stop definitivo al coinvolgimento di Huawei nella parte core delle infrastrutture in 5G
I problemi, per Huawei, sembrano non finire mai. Dopo le controversie con Google, che hanno tenuto banco per tutto lo scorso anno, adesso è Vodafone a rincarare la dose, escludendo l’azienda cinese dalla gestione della parte core delle infrastrutture in 5G.
La parte core, lo specifichiamo a beneficio dei lettori, riguarda l’intero sistema di un’infrastruttura votato all’archiviazione di dati sensibili e riservati, quali la fatturazione e tutta l’anagrafica dei clienti. A condannare Huawei sarebbe lo scarso livello di sicurezza che le sue infrastrutture garantirebbero a questo tipo di dati, mostrando quindi una falla non indifferente e la concreta possibilità che questi dati possano essere facilmente individuati e divulgati.
Questa decisione, che non arriva certo inaspettata, è stata presa dal CEO di Vodafone, Nick Read, a seguito della pubblicazione delle linee guida previste per gli impianti 5G a cura della Commissione UE, le quali, in estrema sintesi, avvertono che “i fornitori ad alto rischio possono subire restrizioni”, come è poi stato il caso di Huawei (e non si esclude che altre aziende potrebbero essere coinvolte nel ban). Il governo britannico, d’altra parte, dopo aver fatto una pesa dei rischi, ha deciso di escludere totalmente Huawei dalla parte strategica (core) e di ridurre la sua partecipazione alle parti non core (cioè antenne e altre apparecchiature passive attraverso i cui i dati passano e non hanno modo di essere intercettati) al 35% – soglia di coinvolgimento che il colosso cinese non può assolutamente superare. Read, come anticipato, avrebbe quindi agito sulla base delle indicazioni della Commissione EU e sulla scelta contestuale adottata dal governo britannico.
A questo punto, considerata il peso delle scelte adottate da Vodafone e Regno Unito, non si esclude una pronta replica da parte di Huawei.