Coronavirus e 5G: fake news, la correlazione non esiste

5g

È la notizia dell’ultima ora, quella di cui tutti parlano, ciò che tutti temono: le antenne 5G veicolano il coronavirus. Ma cosa c’è di vero? Assolutamente nulla. Arriva pronta la smentita di AGCOM, Asstel e del Ministero della Salute

Il primo trimestre del 2020 è forse il periodo più buio della nostra nazione dai tempi del secondo dopoguerra: la paura dilaga tra la popolazione, rinfocolata dai continui bollettini che ci restituiscono un andamento altalenante dell’epidemia. Siamo davanti ad una crisi sanitaria mondiale come non se ne vedevano dai tempi della febbre spagnola, ognuno di noi costretto alle quattro pareti della propria abitazione. Siamo, però, forti di una tecnologia che è capace di tenerci uniti anche se distanti: in questi giorni fiacchi, i social rappresentano l’unico possibile svago, l’unica possibile vita sociale che ci è concesso di avere e coltivare.

E tuttavia, il connubio tra paura e social network è oggi più forte che mai, rinsaldato dalle odiose fake news che si diffondono a macchia d’olio e contribuiscono a creare un clima di confusione che non si può e non ci si deve permettere. Abbiamo bisogno di trasparenza, di notizie vere e verificabili, di leggere parole fondate su salde evidenze scientifiche e non su un deprecabile complottismo.

Quella che vogliamo sfatare oggi è la famigerata correlazione tra infrastrutture 5G e coronavirus.

Noi di Tariffando – così come molti altri colleghi – non siamo nuovi all’argomento: nei mesi scorsi ci siamo occupati a più riprese dei fantomatici danni prodotti dal 5G, arrivando sempre e comunque alla stessa conclusione: le infrastrutture 5G non fanno più danni di quanti ne abbiano fatti quelle in 4G. Ciò a dire: prove scientifiche alla mano, le emissioni degli impianti 5G sono esigue, addirittura di ben sei volte sotto i limiti consentiti dal regolamento UE vigente.

Eppure, ecco che il 5G come una chimera del nostro mondo contemporaneo torna come tornano le stagioni. Agli onori della cronaca, in quest’ultima settimana, è saltata una relazione tra infrastrutture in 5G e coronavirus. La genesi di questa fake news – e tale è, lo specifichiamo sin da ora – risiede nel tweet di un funzionario di Stato, Gunter Pauli, il consigliere economico scelto dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “La scienza deve dimostrare e spiegare la causa e l’effetto. Ma la scienza prima osserva le correlazioni: fenomeni che sono apparentemente associati. Applichiamo la logica della scienza. Qual è stata la prima città al mondo coperta dal 5G? Wuhan! E quale la prima regione 5G d’Europa? Il Nord Italia“.

Non ci soffermeremo sulle molte falle che presenta questo tweet, ma vogliamo piuttosto considerare l’impatto che un’informazione del genere – senza alcuna comprovata valenza scientifica – ha avuto su una popolazione già stremata e stressata da un lockdown che pare ancora lungo a finire.

Come era prevedibile, nell’era in cui ogni stralcio di informazione – che sia vera oppure no – diventa virale in un lasso di tempo estremamente ridotto, svariate persone hanno condiviso il tweet, incrementando l’allarmismo al punto che fonti più autorevoli sono dovute intervenire: AGCOM, Asstel e perfino il Ministero della Salute stesso. Tutti si sono ritrovati concordi su un unico punto: non esistono alcune evidenze scientifiche che le infrastrutture 5G siano in qualche modo veicolo del virus (un virus che, lo ricordiamo, colpisce anche con particolare virulenza le vie respiratorie e pertanto facciamo fatica anche a noi a capire come questo possa avere una correlazione con le onde elettromagnetiche rilasciate dagli impianti).

Definitive a tal riguardo le parole di Asstel: “Non possiamo non esprimere grande rammarico e dissenso per una tesi fantascientifica priva di alcun fondamento. Tutte le tecnologie delle telecomunicazioni, incluso il 5G, sono soggette a scrupoloso scrutinio da parte della comunità scientifica internazionale a tutela della salute delle persone e in nessun caso e’ stato neanche in ipotesi azzardato un nesso cosi’ grave con la pandemia. In questa fase di acuta criticità sanitaria e sociale per il Paese, le reti di telecomunicazioni e tutte le persone che vi lavorano stanno esprimendo il massimo sforzo possibile per venire incontro alle necessita’ di comunicazione per il lavoro, le istituzioni e le famiglie. Auspichiamo che questo lavoro possa essere proseguito senza la turbativa di espressioni cosi’ palesemente infondate“.

Non ci si può ritrovare nella posizione di diffondere e incoraggiare fake news del genere, non quando lo stato delle cose richiede una forte implementazione delle reti attualmente operanti, per far fronte a tutti coloro che si ritrovano a lavorare in smart working, primi tra tutti gli studenti, ai quali il diritto all’istruzione non può e non deve essere negato od ostacolato.

Apprezzabile e doveroso il passo fatto infine dallo stesso Ministero della Salute, il quale ha aperto una sezione apposita dedicata alle bufale che circolano di ora in ora, tra le quali, lo rendiamo noto con piacere, è stata inserita anche la presunta correlazione tra 5G e coronavirus.

E infine, un invito a tutti i nostri lettori: l’informazione è una cosa seria, l’informazione – citando Orwell – è potere, potere di costruire un giudizio con cognizione di causa, di diffondere notizie corrette e veritiere, perciò vi invitiamo a verificare sempre le fonti, così che anche voi possiate fare la vostra parte e combattere in prima linea contro la diffusione di fake news.

Fonti: CorCom; Ministero della Salute

Tariffando
Logo