Esperienze di realtà estesa, telepresenza, velocità fino ad 1 terabit per secondo e rilevamento sensoriale: sembrano termini degni di un fantasy futuristico, invece sono alcune delle caratteristiche principali a cui punta lo sviluppo delle reti 6G. Scopriamo di più
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Il 5G non ha iniziato a prendere piede che già si incomincia ad improntare il suo erede più veloce e performante di sempre: il 6G. Il mondo telco tira dritto come un treno e guarda ad un futuro non troppo lontano in cui, a farla da padrone, saranno le reti 6G. È ciò che, in estremissima sintesi, appare nel primo libro bianco dedicato al 6G e pubblicato lunedì 9 settembre dall’Università di Oulu (Finlandia), che riassume il summit sul 6G avvenuto in Lapponia lo scorso marzo e che ha visto confrontarsi 70 esperti del settore.
Uno degli autori, il professor Matti Latva-aho, identifica diversi punti chiave a cui le reti 6G devono ambire. Vediamoli insieme.
Il primo caposaldo, sostiene, è l’ubiquità: i servizi garantiti dalle reti 6G dovranno essere sempre raggiungibili, in qualsiasi momento e luogo, anche grazie all’intelligenza artificiale, alla quale verrà affidata la responsabilità della gestione e dell’efficienza della rete.
Ed è proprio l’intelligenza artificiale a costituire un altro perno fondamentale delle reti 6G: vivrà in simbiosi con la rete, sarà lei per prima, oltre all’utente finale, ad utilizzare le enormi potenzialità a cui si sta lavorando, creando contesti di utilizzabilità dedicati agli umani e non. Basta soltanto pensare che il 6G troverà applicazione nella gestione di tutti quei dispositivi “super smart”, quali possono essere, per esempio, i veicoli per il trasporto autonomo come le automobili senza conducente ancora in via di sviluppo.
Inoltre, le reti 6G si faranno portatrici di un progresso tecnologico mai conosciuto prima: si prevede che, per il loro corretto e massimo funzionamento, dovranno essere create nuove infrastrutture, nuove frequenze radio e, soprattutto, nuove tecnologie e dispositivi. Gli smartphone saranno cosa vecchia? Non è assolutamente da escludere, secondo il professor Latva-aho, il quale sostiene che probabilmente essi verranno rimpiazzati da dispositivi imperniati sulla realtà estesa, come, per esempio, occhiali smart da tenere sempre appollaiati sul naso e che ci consentirebbero non solo di essere sempre presenti in rete, ma anche di attingere ininterrottamente ad una grande quantità di dati in qualsiasi luogo ed in qualsiasi momento.
Dati che, secondo le prime previsioni, potranno garantire prestazioni da capogiro: si stima che le reti 6G saranno in grado di assicurare ad ogni utente una velocità di trasmissione fino a 1 terabit per secondo – cioè fino a 125.000 megabyte al secondo. Sono numeri alti, altissimi, che noi figli del 4G e della Fibra facciamo quasi fatica a concepire, ma che, in futuro non troppo distante – già a partire dal 2030, secondo il Ministero IT cinese – potrebbero essere parte della nostra quotidianità.
Non solo numeri, ma dati. Matti Latva-aho riduce tutto ad essi. “Alla fine la 6G è una questione di dati. Il modo in cui i dati vengono raccolti, elaborati, trasmessi e consumati all’interno della rete wireless dovrebbero essere le linee guida degli sviluppatori 6G,” ha dichiarato il professore. Riassumendo: dati che viaggeranno in grandissima quantità e che, in virtù di ciò, necessiteranno di nuove infrastrutture e dispositivi in grado di garantirne la mobilità, nonché di nuove frequenze radio che possano mantenere sempre efficaci ed efficienti i servizi. Il tutto gestito dall’intelligenza artificiale, alla quale spetta anche l’onere di garantire alti livelli di funzionamento e sicurezza.
Infine, lo studio e la creazione delle reti 6G devono seguire strettamente le linee guida proposte dall’ONU per lo sviluppo sostenibile delle tecnologie, tenendo conto anche delle gravi sfide globali, che, in un contesto ambientale tanto critico, non possono e non devono essere trascurate.
Non ci resta quindi che pazientare per i prossimi dieci anni, godendoci nel frattempo lo sviluppo e le potenzialità delle reti 5G, che, come quelle 6G, sono ancora tutte da scoprire.
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